La società paranoica: soggettivazione e radici dell’odio
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Abstract
I discorsi d’odio coniugano fondamentalmente due elementi: il linguaggio e l’emozione dell’aggressività. Sono la decodifica in parola di uno dei sentimenti più connaturati all’umano.
Seguendo l’orientamento della psicopedagogia di indirizzo lacaniano, l’aggressività rintraccia la sua eziologia all’interno del rapporto tra il soggetto e la sua stessa immagine sociale, che solo successivamente viene proiettata sull’altro. In altre parole non esiste oggetto esterno che autonomamente possieda caratteristiche oggettive e intrinseche per suscitare aggressività e odio, ma questi sono sempre il frutto mascherato di una identificazione proiettiva. La Teoria dello Specchio di Lacan, alla base della questione psicopedagogica della soggettivazione, mostra come la radice dell’odio sia perciò, sempre, una radice paranoica, ossia uno spostamento di qualcosa che appartiene al proprio io verso un oggetto esterno: il simile, l’altro.
I discorsi d’odio, in questo senso, rappresentano un gap strutturale della formazione del soggetto: essi sono la traduzione significante di un meccanismo identificatorio che, come tale, non può che essere compreso a partire dalla relazione educativa tra il soggetto e il suo romanzo familiare