La statua di Glauco. Riflessioni sulla natura umana durante la pandemia

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Laura Marchetti

Abstract

La statua di Glauco che il mare e le tempeste hanno sfigurato sì da rendere il suo aspetto più simile ad una bestia feroce che ad un dio, è la celebre immagine con cui Jean Jacques Rousseau , nel Discorso sull'origine dell'ineguaglianza, si interroga sulla Natura Umana, in una riflessione che avrà il suo fine sia nel progetto politico del Contratto, sia nel progetto pedagogico dell'Emilio. L'immagine serve infatti a a ribadire che quel deterioramento, quella bruttezza , è solo esteriore e che la statua (l'uomo) è rimasto nel suo profondo bello e buono, dato che in lui permane immutato il sentimento della pietà, della sua e dell'altrui dignità e la vocazione alla libertà. Se così non fosse, nessuna possibilità ci sarebbe per la democrazia politica e per un'educazione democratica.


Le crescenti diseguaglianze sociali, l'artificializzazione dei sentimenti e delle relazioni a causa della tecnologia , nonché il diffondersi, dopo la pandemia, di una sorta di "claustrofilia" di massa, un amore per il chiuso, per il proprio, con il conseguente rifiuto di tutto ciò che viene da "fuori", che è differente, straniero o nuovo, sembra invece dar credito alla tesi di Hobbes, ovvero che la Natura Umana è violenta e aggressiva e che l'uomo è sempre lupo per l'altro uomo. Sarà però compito delle arti, delle scienze e, soprattutto, dell'educazione, dimostrare che, sotto i detriti lasciati dal sale , Glauco è rimasto buono e che può ritrovare la sua vera essenza, la bellezza della sua originaria sostanza

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Sezione
Saggi

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