L’accettazione del limite e del dolore come condizione per apprendere dall’esperienza in Dewey e Bion
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Abstract
Rileggendo alcuni lavori di Dewey e di Bion, in questo contributo si evidenzierà la prospettiva che vede la metabolizzazione della sofferenza come l’itinerario che ci porta a diventare pienamente umani. In particolare, per entrambi gli autori l’esperienza del limite è fondamentale per accedere alla capacità di apprendere dall’esperienza. A tale proposito si evidenzieranno alcune convergenze fra i due Autori, pur nella grande distanza storico-culturale che li separa, fra cui, in particolare, l’invito a praticare quella che Keats chiamava la «capacità negativa» che permette di prestare attenzione alle sensazioni grezze e animali, alle intuizioni, ai «pensieri non pensati», agli stati destrutturati della mente senza saturarlo con la formalizzazione razionale, confidando che l’immaginazione, in Dewey, e la funzione alfa, in Bion, possa metabolizzare e dar forma quell’esperienza primigenia a vantaggio dell’apprendere dall’esperienza. Verrà evidenziato come un tale assetto mentale insaturo sia assai importante in ambito educativo per permettere di sviluppare un’autentica capacità di pensare.