Si racconta di Freddy Hirsch. Resilienza, resistenza, educazione nella Shoah Resilience, resistance, education during the Shoah
Contenuto principale dell'articolo
Abstract
Nella coltre di nebbia che ci separa dall’esperienza storica della Shoah si pongono numerosi spazi vuoti, storie non raccontate o solamente accennate, personaggi la cui carica umana, etica, pedagogica, sembra dissolta o rischia di essere dissolta nella distanza temporale, nell’oblio, o nei cortocircuiti della memoria storica. Storie che tuttavia ricorrono all’interno delle narrazioni di certi testimoni, che attendono di essere tirate fuori dagli archivi della memoria per riemergere, ricevere attenzione ed essere sistematizzate. Una di queste è quella di Freddy Hirsch, che nell’inferno della Shoah opera e lavora per assicurare ai bambini e agli adolescenti una cura educativa proiettata alla dignità dell’esistere e alla speranza. ll compito di questo lavoro è quello di rintracciare in una memorialistica di testimonianza, per lo più in lingua inglese e di tipo orale2, i tratti salienti del suo operato, le forme dei ricordi entro cui il suo nome risuona, le specificità di un lavoro condotto in condizioni estreme per favorire la resilienza dei suoi bambini e delle sue bambine e la resistenza umana e culturale: emerge forse una “foto mossa un po’ sfocata”, ma anche un tentativo che possa contribuire a restituire “fortuna” ad una storia disordinatamente riposta nella memoria storica.