Educare all’inoperosità. Oltre l’antropologia del capitale umano bioeconomia, pedagogia e valore dell’inutile
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Abstract
In una stagione politica e culturale in cui si assiste all’affermazione sempre più capillare della bioeconomia appare necessario ripensare pedagogicamente un canone antropologico ed educativo alternativo a quello del capitale umano (Foucault, Sen, Baldacci). Se, da una parte, non è possibile trascurare la cifra biopolitica dell’economicismo moderno e contemporaneo, dall’altra – se non a rischio di mostrarsi incapaci di rivolgere una domanda pedagogica al presente – emerge con urgenza la necessità di registrare la pervasività economica, anche in ambito educativo, e sempre più avvertita è l’esigenza di individuare una via d’uscita all’imperante economicizzazione delle vite e della stessa pedagogia. La bioeconomia impone una riflessione pedagogica capace di riattualizzare la visione natorpiana dell’educazione come bene comune e dell’economia come classe d’attività a servizio dell’educazione, a sostegno della sua realizzazione. La bioeconomia, ancora, costringe ad una ricapitalizzazione della pedagogia (Granese) lungo un sentiero in grado di contrassegnare umanisticamente la casa comune. Il saggio, muovendo da queste premesse, tenterà di sfidare l’economicizzazione imperante attraverso la provocazione-scommessa di un’educazione all’inoperosità.