La volta palpitante. Riflessioni socio-antropo-pedagogiche sulla famiglia come traità amorosa

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Paola Martino
Elisabetta Villano

Abstract

Custode di fragilità, angosce e debolezze, secondo l’immagine poetica di Borges (1980), la famiglia è quella traità che invera il miracolo sentimentale dell’unione io-tu (Simmel, 2001) per situarci nel reticolato del mondo. Relazione di mediazione fontale per il darsi della socializzazione primaria (Donati, 2013), la famiglia è il «lievito germinativo dell’individualità» (Acone, 1973, p. 120), un esistenziale pedagogico (Bellingreri, 2014) che, trapassando pluralità e negoziazioni di senso, si pone come trascendenza che presiede all’educazione profonda dell’uomo.


Universale culturale, ritenuta ora vestale di una concezione sociale edificata sullo sfruttamento (Engels, 1970), ora cuna di disuguaglianze e totalitarismi (Horkheimer, 1974), la famiglia non ha mai cessato di essere lo spazio educativo originario (Fink, 2019; Ricœur, 2005; Pato?ka, 2012).


Muovendo da una riflessione socio-antropopedagogica sulla direzionalità delle trasformazioni familiari, il saggio intende ricentralizzare, abitandone riflessivamente il mistero (Marcel, 1967), l’amore pedagogico che nutre, vivifica e rende eterna, perpetuandosi nell’eredità, la relazionalità familiare.

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Sezione
Saggi

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