Raccontare l’assenza, riscoprire l’essenza. Per una pedagogia dell’estetica collaterale
Contenuto principale dell'articolo
Abstract
Lo sguardo pedagogico, in tempi d’emergenza, proietta una luce diversa su eventi, storie e persone, sublimando dolore e smarrimento fino a renderli occasioni.
Nel tempo e nello spazio di una casa – riscoperta dimora e riparo – possono dispiegarsi nuove coordinate di narrazione interiore: una fiaba condivisa, la struggente compagnia di un’assenza; e ancora, parafrasando Paul Ricoeur, il difficile tragitto dal ricordo al perdono, paziente e faticosa esperienza di profonda introspezione e di compimento valoriale.
L’assenza diviene essenza, quindi, se si riscopre appello, possibilità: educare alla dimensione del racconto, del ritorno e del perdono vuol dire ritrovare un orizzonte di senso che declini la lontananza come “differente prossimità”; significa promuovere un pensiero collaterale che generi bellezza.
Fictio narrativa, dialogo d’intima assenza, coraggio rinnovato nel perdono: questa la triplice ed illimitata prospettiva a donare intensi, inaspettati e meravigliosi chiarori ad una stanca e costretta quotidianità.