Ripensare l'educazione da una prospettiva intersistemica. Tra corpo-oggetto e corpo-soggetto
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Abstract
Nel corso dei secoli, la relazione tra corpo e mente è stata oggetto di numerose riflessioni, il che ha influenzato in maniera significativa i modi di pensare, progettare e fare educazione. Senza dubbio, il dispositivo filosofico della corporeità ha contribuito in maniera significativa a quell’ormai indissolubile unione tra il mentale e il corporeo, unione questa che ha acquisito sempre maggior credibilità alla luce della rilettura neuroscientifica di tale dispositivo; s’impara facendo, ma lo si fa allo stesso modo guardando gli altri farlo, la qual cosa ha proprio sottolineato la debolezza di quelle dicotomie che, per secoli, sono state poste alla base di orientamenti filosofici e culturali prevalenti. Nonostante ciò, ci sembra però che nuove antinomie stiano tornando alla ribalta, e che non riguardano più tanto il rapporto tra corpo e mente, ma quello che viene a stabilirsi tra il corpo-che-ho e il corpo-che-sono. In tal senso, avere un corpo sembra essere oggi la condizione (pressoché univoca) da porre al centro del processo di costruzione identitaria; ne sono un valido esempio gli ambienti virtuali, in cui corporeità e identità dissolvono de facto i loro legami. Essere o dover essere, forma o contenuto, apparenza o sostanza, sono solo alcuni degli interrogativi sui quali la pedagogia è chiamata a riflettere. E, allora, se il corpo è divenuto oggi luogo di attraversamenti ed ibridazioni – di mutamenti culturali, scientifici e tecnologici che ormai lo definiscono a tutto tondo – quali spazi ha la pedagogia per ri-pensare la formazione umana alla luce di tutto ciò, anche in riferimento al grande impatto che la pandemia ha avuto sul nostro modo di vivere ed abitare la contemporaneità?