MeTis è una rivista internazionale di Pedagogia, Didattica e Scienze della Formazione Open Access e peer-reviewed, il cui intento è promuovere l’apertura del mondo della formazione alle suggestioni, alle contaminazioni, al meticciamento, alle ibridazioni con tutte le scienze dell’uomo che ne possano allargare gli orizzonti di riflessione e problematizzazione, di sapere e azione, di scelta e di orientamento.

MeTis è in fascia A (ANVUR) per i settori 11/D1 e 11/D2.

La differenza fa paura: l’educazione come contrasto alla violenza e per la promozione di una cultura dell’alterità. Numero 1/2025

2024-05-28

Editor del numero: Isabella Loiodice, Anna Grazia Lopez

Come resistere alla violenza e come persistere nell’azione di contrasto a essa e, anzi, ampliarne la potenza e la diffusione attraverso l’educazione, nella molteplicità dei luoghi di vita e di esperienza? Come “entrare” nei meccanismi di costruzione di stereotipi e pregiudizi per provare a decostruirli, opponendo a essi logiche e pratiche di reale conoscenza e di comprensione reciproca?

A partire dall'approfondimento del costrutto della "differenza", si chiede agli Autori e alle Autrici di argomentare intorno alle reali possibilità di scrivere con altre regole le relazioni tra i generi, le culture, le età, le differenze psicofisiche, proponendo forme, linguaggi, contesti attraverso cui l’azione educativa può agire nella direzione del rispetto e del riconoscimento di tutte le forme dell’alterità.

Scadenze:

Presentazione abstract (solo all’indirizzo mail metis@progedit.com): 05 Novembre 2024
Sottomissione proposte (solo attraverso piattaforma OJS della Rivista): 01 Aprile 2025
Pubblicazione: Giugno 2025

L’infanzia delle dittature. Numero 2/2024

2023-04-04

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Foto: www.lettera43.it; urly.it/3tm9w

 

Gli ultimi dati del Democracy Index, a cura del Economist Intelligence Unit’s, ci restituiscono un mappamondo a macchia di leopardo dove solo il 6,4% della popolazione mondiale coinvolta nell’indagine vive in contesti che possono essere considerati “pienamente democratici”.

Ciò obbliga i ricercatori ad assumere una attenta postura epistemico-metodologica, improntata all’analisi delle condizioni storico-materiali dell’educazione, per ricavare e/o derivare le modellistiche pedagogiche (esplicite e implicite) che orientano la formazione degli immaginari, delle tavole etiche, delle formae mentis delle infanzie.
Cosa significa essere “infanzia nelle/delle dittature”? quale infanzia nasce ed è nata nelle dittature? quali “infanzie comunicano” le dittature?

Il presente numero della rivista chiede alle autrici e agli autori di documentare e recuperare riflessioni, narrazioni e storie (presenti e passate) che diano voce alle infanzie "nelle" e "delle" dittature, per ampliare il significato del vivere, sopravvivere e resiliere in contesti poco o per nulla democratici.

 

Scadenze:

Presentazione abstract (solo all’indirizzo mail metis@progedit.com): 15 Maggio 2024

Sottomissione proposte (solo attraverso piattaforma OJS della Rivista): 15 Ottobre 2024

Pubblicazione: Dicembre 2024

V. 14 N. 1 (2024): "Senza" lavoro

Si può vivere "senza” lavoro? Il lavoro è o non è un bene comune?
Sono passati anni da un famoso volume di Rifkin dal titolo “La fine del lavoro” e dal “Manifesto del post-work” di Aronowitz in cui si immaginava una nuova società in cui il lavoro avrebbe assunto nuove forme, da una parte, incrementando fenomeni complessi come la disoccupazione e la mobilità e, per paradosso, dall’altra, aprendo a possibilità di ripensare il rapporto tra vita e lavoro, fino a estremizzarlo nella scelta di lavorare meno per vivere meglio.
Possibilità questa che, nel ventunesimo secolo, soprattutto in epoca post-pandemica, ha trovato la sua manifestazione più eclatante nei fenomeni della great resignation e del quiet quitting che raccontano di uomini e donne disposti a rinunciare a un lavoro sicuro, a “lavorare meno” per un lavoro di qualità o di "prendere le distanze" e dar nuovo senso all'attività professionale per recuperare e non perdere la dignità del soggetto-persona e la qualità della vita.
Ma si può davvero vivere "senza" lavoro? 

Il presente numero di MeTis si interroga, allora, su cosa voglia significare in termini pedagogico-antropologici "vivere senza lavoro", guardando ai due estremi della disoccupazione e della precarietà e, dall'altro lato, a fenomeni quali la great resignation e il quiet quitting: nella consapevolezza che, come diceva Nussbaum, la libertà sta nel poter scegliere.

Pubblicato: 2024-07-12

Senza lavoro

Daniela Dato

I-IV

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