Isadora Duncan sapeva essere icastica, con il corpo come con le parole. E celebre è rimasta, pare, una sua voce: "Se potessi 'dire' che cosa significa, non avrei bisogno di 'danzarlo'" . Bateson, esperto di "cornici dai bordi taglienti", ha ripreso questa apertura sul "non dicibile"  per parlare di quanto, nei linguaggi, si pone su quel piano che separa conscio e inconscio epistemologico.

Proprio questa dinamica tra detto e non-dicibile segna la differenza tra i generi di traduzione del pensiero (letterario, iconico, musicale, mimico gestuale e via dicendo) che, per vie diverse, narrano aspetti della vita che non possono essere completamente esplicitati mentre, allo stesso tempo, non possono non essere comunicati. I linguaggi, ciascuno per propria vocazione, 'possono' esprimere l'indicibile "per altri linguaggi"  ed è questa la sfida che la presente call intende porre.

La sfida è integrare il saggismo, l'argomentazione scientifica classica del pensare pedagogico e didattico, attraverso l'uso di altre forme di organizzazione del pensiero: che ne è del non detto e del non dicibile attraverso la parola scritta? Di quanto eccede i limiti materiali dello scrivere saggista? Quanto siamo disposti a investire per indagare questa apertura di senso al fine di non lasciarla andare alla deriva e così perdersi  "ai margine del discorso" . Se ordinariamente il pedagogista è riconosciuto dalla comunità  scientifica in quanto ha prodotto saggistica pedagogica, è possibile pensare che esso sia tale anche quando, ad esempio, dipinga, poeti, fotografi, danzi di pedagogia?

La multimendialità offre alla nostra rivista l'occasione di poter ospitare anche queste diverse forme linguistiche e, pertanto, con la presente call chiediamo di sperimentare la contaminazione tra linguaggi canonici della scientificità dell'argomentazione pedagogica con linguaggi alternativi in grado di esprimere contenuti "altri" .

Riuscire ad esprimere il contenuto di un pensiero attraverso l'integrazione di linguaggi differenti significa, a nostro parere, amplificarne il significato e, questo, implica che l'opera di codifica di una idea all'interno di un sistema plurale di linguaggi permette già  di per sé il dire una cosa nuova. Mc Luhan (il medium è il messaggio), Derrida (ogni tradurre è un tradire), Eco (dire 'quasi' la stessa cosa) e altri ci fanno da colonna sonora.

Chiediamo, dunque, di inviare materiali pedagogici (una foto, un filmato, una traccia musicale, una poesia, una preghiera ecc.) nelle forme molteplici che l'espressività umana consente. Ciascuno di essi sarà accompagnato da relativo saggio che, però, questa volta anziché essere l'opera ne sarà cornice.

Si tratta di una sperimentazione come forse solo una rivista può ospitare. Una sfida che tenta di recuperare aspetti dell'euristica pedagogica e didattica che normalmente non trovano spazio nelle consuete forme della produzione scientifica e che raccontano di una "pedagogia che è vita".

Pubblicato: 2017-12-09