"Uno scandalo che dura": riflessioni pedagogiche sull'infanzia nelle dittature
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Abstract
Elsa Morante e Agota Kristof hanno dato voce all’infanzia deprivata vissuta sotto le dittature: il piccolo Useppe muore e, insieme con lui, metaforicamente perisce tutta l’infanzia. I gemelli Lucas e Claus, protagonisti della Trilogia della città di K., si esercitano a non piangere e a non esprimere sentimenti, sottoponendosi a esercizi di irrobustimento del corpo e dello spirito. Le dittature sacrificano l’infanzia sull’altare di un progetto che, ambendo alla perfezione granitica, prevede implicitamente la sterilizzazione dei sentimenti e disincentiva la libertà. All’entusiasmo unidirezionale delle folle corrisponde il tentativo di depotenziare la curiositas del singolo soggetto. Se la maternità è incoraggiata, così come l’eroicità virile, i bambini e gli artisti, invece, vanno irreggimentati. Il contributo tenterà di evidenziare l’incompatibilità fra l’ideologia autoritaria delle dittature, che rende l’istruzione infantile più corrispondente ai propri obiettivi, e l’opzione di fondo dei modelli pedagogici volti alla pace e alla libertà.