"La pace è assenza di guerra"? Considerazioni pedagogiche sul paradigma di una guerra implicitamente eroica

Contenuto principale dell'articolo

Nunzia D'Antuono

Abstract

«Si vis pacem para bellum» è una delle più abusate massime della cultura classica in cui guerra e pace sono poste in stretto connubio, ma con la prima sempre subordinata alla seconda. La storia e la letteratura ci presentano un mondo in cui la guerra è una tragica consuetudine che permette, però, di diventare eroi. In un mondo così raccontato, nessuno può opporsi alla guerra, neppure le madri. Uno dei più grandi testi della classicità è l’Iliade, poema sulla guerra in cui una madre, quella di Achille, non ha potuto nulla per salvare il figlio. Il contributo, ponendosi all’intersezione tra letteratura e riflessione pedagogica, tenterà di seguire le tracce lasciate da un carsico e costante indottrinamento al bellum iustum che, fin dai testi scolastici, presenta eroicità e guerra quale binomio perfetto. In tale prospettiva il conflitto è il reale mezzo di azione, mentre la pace rientra nel campo dell’utopia. Da queste premesse si proverà ad argomentare come la riflessione pedagogica debba contribuire a rivelare l’impudicizia di una retorica che presenta, molto spesso in modo implicito, la guerra come giusta, proponendo di ricentralizzare quei testi, come Mutter courage und ihre kinder o Conversazione in Sicilia, per non fare che due esempi, che rivelano tutta la prosaicità della guerra.

Dettagli dell'articolo

Sezione
Saggi

Articoli simili

1 2 > >> 

Puoi anche Iniziare una ricerca avanzata di similarità per questo articolo.